Palestra New Gymnasium Club Salvo Campisi

Informazioni Generali

1.La cosiddetta “informazione”di massa ,nel mondo moderno, è un prodotto industriale che risponde agli interessi ed alle finalità dei pochi monopoli che lo confezionano lo diffondono. Essi selezionano le notizie e le fonti – agenzie private multinazionali che raccolgono gli eventi “significativi”- confezionano il prodotto (programma TV, giornale, ecc.) e lo trasmettono “a pagamento” a milioni di consumatori passivi (lettori o ascoltatori).
A pagamento, perché i cittadini- consumatori pagano i prodotti ricevuti, quale che sia la loro qualità, mediante la pubblicità (caricata al costo dei prodotti), i canoni, i costi del giornale, le sovvenzioni statali concesse a TV e giornali privati (650 ml di euro nel 2006 all’editoria).
Dunque un flusso unidirezionale di messaggi che piove su milioni di cittadini, producendo in essi reazioni e comportamenti “pilotabili” da chi gestisce la cosiddetta “informazione”
La casta dei giornalisti, cioè il loro monopolio anticostituzionale, è funzionale a questo schema sempre più orientato alla propaganda ed alla mistificazione.

2.la “comunicazione “ è altra cosa : è lo scambio paritetico a distanza di messaggi tra soggetti
implicati nelle vicende che vengono descritte, come avviene , ad es. via Internet.
E’ la comunicazione interattiva – non l’informazione unidirezionale – che produce conoscenza, dialogo, confronto dialettico tra idee ed interessi diversi, anche contrapposti. Quindi i soggetti implicati nelle vicende del mondo moderno debbono avere e praticare il “diritto a comunicare”.
Esso implica due aspetti inscindibili : il diritto di ricevere informazioni complete – quindi
senza censura dei soggetti comunicanti- ed il diritto di trasmettere informazioni “con qualsiasi mezzo” (Unesco 1984 ; art. 21 della nostra Costituzione ). Un diritto primario ed universale non ancora conquistato, per la reazione dei poteri forti e dei giornalisti.
Un diritto tecnicamente praticabile, per l’enorme sviluppo delle tecnologie comunicative.
Un diritto fondato giuridicamente, perché i cittadini pagano e sostengono il sistema.
Un diritto praticabile su larga scala su giornali, radio e TV di servizio pubblico nazionale
o comunitario ( servizi pubblici essenziali per l’art. 43 della nostra Costituzione).

3, Ovviamente i monopoli privati, controllando i messaggi e la casta dei giornalisti, impediscono che il diritto a comunicare sia enunciato e sancito per legge. Anche partiti e giornalisti vi si oppongono, in quanto monopolisti anticostituzionali della politica e della informazione.
E’ invece interesse dei cittadini paganti e delle loro associazioni conquistare questo diritto.
In particolare, il mondo della formazione (anche permanente) e della scuola - che ha il ruolo costituzionale di istruire ed educare cittadini coscienti ed attivi – deve impegnarsi su questo versante in prima linea, per non lasciare coscienze e conoscenze di massa nelle mani “sporche” di mercanti ed imbonitori .Ormai una TV deviante , antieducativa e rozza azzera e stravolge gli sforzi solitari di docenti ed educatori, peraltro limitati all’età scolastica con programmi sganciati dall’attualità del mondo moderno.
Riflettiamo su questi dati : dopo la scuola, e per decenni, la nostra principale fonte di conoscenza è la TV. In Italia – dati Istat 2008- il 48,2 % dei cittadini (25-69 anni) ha la licenza media come massimo titolo di studio. Il 44,1% degli italiani (età > 6 anni) ha letto almeno un libro nel 2006.

4. Anche i giornalisti ed i politici più “critici” dell’attuale sistema anticostituzionale, non parlano di diritto a comunicare, ma solo e sempre di “libertà di informazione” o di “informazione libera”.
Un concetto oligarchico , già superato dall’UNESCO nel 1984 con il “diritto a comunicare” .
Dire che tutti hanno la libertà di mangiare , significa far morire di fame chi non ha i mezzi. Altro è
sancire il diritto di mangiare o di comunicare. Perciò i due termini – libertà ed informazione- sono fasulli : servono a dare libertà propagandistica ai grandi monopoli privati.

5. Poniamoci ora questa domanda : perchè preoccuparci del diritto a comunicare ?
le ragioni ci sono e sono importanti :
perché la disinformazione pilotata ci danneggia, sia a livello collettivo che personale
(ci impedisce di conoscere ciò che ci serve, quindi di comportarci come ci è utile)
perché chi non sa o non può comunicare, nel mondo moderno, non esiste;
perché l’assenza di comunicazione ci penalizza direttamente in molti modi . Quando protestiamo per un disservizio, la non risposta ci crea problemi. Per partecipare alle scelte che ci coinvolgono dobbiamo avere il diritto a comunicare. Così quando vogliamo far valere
le nostre idee ed i nostri diritti ovunque.
perché i messaggi “distorti” di pochi , generano comportamenti collettivi “indesiderati”
perché non possiamo spendere tempo e danaro per essere imbrogliati ed imboniti

6. Cosa possiamo fare intanto per difenderci ?
- possiamo selezionare le nostre fonti informative, premiando quelle più affidabili
(serve una ricerca personale e diretta che riguarda giornali, TV, radio e siti web)
- possiamo indagare la realtà usando strumenti idonei, senza deleghe in bianco ;
- possiamo promuovere rapporti comunicativi con persone e gruppi evoluti ed attendibili
- possiamo imparare a comunicare direttamente , usando tutte le tecniche disponibili
- possiamo eliminare i consumi mediatici e pubblicitari più rozzi e compromessi
- possiamo sottoporre a verifica razionale le parole, gli slogan e le immagini che ci vengono
propinati da chi ha interesse a confonderci ;
- possiamo chiedere che la scuola si occupi dei processi informativi e comunicativi di massa.
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